Premessa
La moderna suinicoltura in Romagna si basa, oggi, essenzialmente sulle razze Larghe white italiana, Landrace italiana e Duroc .
Vengono inoltre utilizzate anche altre razze quali la Landrace belga e la Pietrain, senza dimenticare la diffusione molto elevata di ibridi commerciali sia nazionali che stranieri.
Questa è la situazione che si è consolidata negli ultimi quaranta-cinquanta anni.
In precedenza la suinicoltura nazionale era basata su razze autoctone di origine regionale o locale, dotate di notevole rusticità e frugalità, trattandosi normalmente di suini pascolatori, spesso allevati allo stato semibrado in boschi e ghiandaie e, comunque, adattati ad utilizzare le fonti alimentari più diverse.
Alcune di queste razze sono oggi scomparse e di esse rimangono solo bellissime foto o disegni. Altre razze che si erano ridotte a poche decine di unità ed a nicchie di produzione, sopravvivendo grazie all’interessamento di pochi allevatori appassionati, stanno ora tornando all’attenzione; si tratta della Casertana, della Cinta senese, della Nera siciliana, della Calabrese e della Mora romagnola.
La Mora romagnola, così ufficialmente chiamata in un convegno di zootecnici tenutosi a Faenza nel 1942 per codificare la definizione del suo modello e le caratteristiche di razza, ha popolato tutto il versante nord dell’Appennino, nelle province di Ravenna, Forlì - Cesena e Rimini sin dal tempo dei Romani . Con difficoltà la Mora romagnola è arrivata ai giorni nostri rischiando l’estinzione, salvata grazie ad un piccolo nucleo di proprietà di Mario Lazzari. Questo allevatore faentino ha capito, con vera cultura e sensibilità, che questi ultimi esemplari di Mora erano patrimonio di tutti e che era giusto conservarli. Oggi grazie a lui e agli altri allevatori che si sono uniti nel suo sforzo la Mora romagnola è salva e, soprattutto, comincia ad essere conosciuta, diffusa e tutelata in Romagna.
Alcune di queste razze sono oggi scomparse e di esse rimangono solo bellissime foto o disegni. Altre razze che si erano ridotte a poche decine di unità ed a nicchie di produzione, sopravvivendo grazie all’interessamento di pochi allevatori appassionati, stanno ora tornando all’attenzione; si tratta della Casertana, della Cinta senese, della Nera siciliana, della Calabrese e della Mora romagnola.
La Mora romagnola, così ufficialmente chiamata in un convegno di zootecnici tenutosi a Faenza nel 1942 per codificare la definizione del suo modello e le caratteristiche di razza, ha popolato tutto il versante nord dell’Appennino, nelle province di Ravenna, Forlì - Cesena e Rimini sin dal tempo dei Romani . Con difficoltà la Mora romagnola è arrivata ai giorni nostri rischiando l’estinzione, salvata grazie ad un piccolo nucleo di proprietà di Mario Lazzari. Questo allevatore faentino ha capito, con vera cultura e sensibilità, che questi ultimi esemplari di Mora erano patrimonio di tutti e che era giusto conservarli. Oggi grazie a lui e agli altri allevatori che si sono uniti nel suo sforzo la Mora romagnola è salva e, soprattutto, comincia ad essere conosciuta, diffusa e tutelata in Romagna.
Segue l'indice sulla razza suina Mora romagnola
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(Gestione delle varie fasi riproduttive delle Scrofe: Gestazione, allattamento, svezzamento, rimonta).
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