Come già ampliamente esposto in precedenza le ragioni che devono portare alla sopravvivenza, alla conservazione e alla valorizzazione della Mora romagnola sono molteplici.
Al primo punto c’è senz’altro la conservazione della biodiversità all’interno della popolazione suina mondiale in modo da non perdere un corredo genetico che, opportunamente studiato, in futuro, potrebbe svelare risvolti importanti nelle caratteristiche del prodotto stesso e nelle sue utilizzazioni nell’ambito della stagionatura e conservazione .
Inoltre è sempre utile mantenere un numero di tipi genetici relativamente ampio in modo da poter utilizzare le sue caratteristiche e peculiarità nel caso in cui le richieste di mercato venissero a modificarsi.
Molto importante, benché non determinante, è anche l’aspetto remunerativo che questa razza riveste con una integrazione al reddito per tutti gli allevatori che sono in possesso di terreni marginali con bassa produttività, riuscendo a trarre un profitto da zone che altrimenti sarebbero lasciate a se stesse.
A questo proposito è basilare la selezione genetica che deve continuare sempre , tenendo ben presenti gli obiettivi che ci si prefigge, focalizzando l’attenzione in primo luogo sulla prolificità delle scrofe. Sfortunatamente per instaurare un piano di selezione vero e proprio devono essere disponibili un numero di soggetti da adibire alla riproduzione molto superiore a quelli attualmente impiegati ma, pur nei limiti della razza, non è impossibile migliorarla con un processo più lungo e laborioso ma inesorabile.
Non di secondo ordine è l’aspetto socio-culturale che questa razza possiede in quanto parte integrante della cultura, della tradizione e del territorio romagnolo, col quale ha una fortissima interazione e dal quale trae la sua tipicità.
Inevitabile è la valutazione delle sue carni e dei prodotti da essa derivati che hanno avuto, hanno e avranno sempre un tipicità di gusti, sensazioni e sapori unici e inconfondibili che, malgrado il loro prezzo, sono e saranno sempre apprezzati e richiesti.
In particolar modo sarà da studiare e analizzare approfonditamente la quantità di carni nelle sue componenti di magro e grasso, sia intramuscolare, periviscerale, sottocutaneo valutando bene tutte le caratteristiche, i risvolti e gli effetti che questa comporta nelle diverse fasi di lavorazione e di stagionatura.
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