Ora che la Mora romagnola ha raggiunto una numerosità per cui risulta meno a rischio di estinzione e la sua popolazione è in continuo aumento l’attenzione va spostata su altri punti di pari importanza per la salvaguardia e la valorizzazione.
Ovviamente la razza, avendo avuto un periodo di bassissima numerosità e successivamente una espansione, risulta soggetta a tutte le problematiche di consanguineità dovute ad accoppiamenti tra animali molto parenti.
Questo svantaggio è stato ovviato in parte con l’immissione di animali conformi allo standard derivanti da soggetti che per svariati motivi non erano stati iscritti . In primo luogo, visto le attività già svolte in maniera continua e proficua nel corso degli anni, è fondamentale continuare l’opera di monitoraggio e controllo di tutti i riproduttori da parte di esperti in modo tale da adibire alla riproduzione animali di alto valore zootecnico e buona conformazione evitando interpretazioni dello standard da parte degli allevatori.
Consigliabile sarebbe, nel limite del possibile, uno scambio tra gli allevatori dei verri da adibire alla riproduzione in modo tale da ridurre al massimo la consanguineità anche se, nell’ottica del ciclo chiuso, il passaggio e l’inserimento di animali in azienda passa attraverso rigide regole di profilassi per evitare il propagarsi di infezioni e malattie. Ciò potrebbe essere ovviato in parte trasferendo animali il più giovani possibile, i quali sono stati a contatto con l’ambiente per un tempo relativamente ridotto e, di conseguenza, sono stati meno esposti alla microflora e la mircofauna dell’allevamento.
Non di minore importanza è la ricerca scientifica su tutti gli aspetti tipici della razza e sulle sue caratteristiche nonché sul proprio genoma in modo tale da formare una mappatura e riuscire a risalire con certezza ai discendenti per una valutazione precisa e inappellabile. Infine è basilare un opera di divulgazione e commercializzazione da parte di organismi specializzati dei prodotti derivati per garantire una presenza sul mercato e, successivamente, una continuità di richiesta e un reddito per i produttori, mai perdendo di vista i concetti di qualità e rintracciabilità degli alimenti stessi.
Di primo ordine in questo caso, come poi viene già fatto da diverso tempo, è il ruolo dei macelli adibiti al sezionamento e alla lavorazione delle carni suine così da superare tutti i punti critici e dare una certezza al consumatore finale che può dal singolo salume o dal singolo pezzo di carne risalire all’animale dal quale è stato sezionato e all’allevatore che lo ha prodotto. Proprio su questa strada si stanno impegnando diverse istituzioni. Tra queste, il CO.P.A.F. monitora tutte le produzioni e controlla attentamente le fasi di lavorazione all’interno dei suoi macelli oltre a battersi, in collaborazione con slow food, per l’ottenimento del riconoscimento di D.O.P. in modo da rendere unica, inconfondibile e inappellabile la rintracciabilità e la qualità del prodotto.
Questo svantaggio è stato ovviato in parte con l’immissione di animali conformi allo standard derivanti da soggetti che per svariati motivi non erano stati iscritti . In primo luogo, visto le attività già svolte in maniera continua e proficua nel corso degli anni, è fondamentale continuare l’opera di monitoraggio e controllo di tutti i riproduttori da parte di esperti in modo tale da adibire alla riproduzione animali di alto valore zootecnico e buona conformazione evitando interpretazioni dello standard da parte degli allevatori.
Consigliabile sarebbe, nel limite del possibile, uno scambio tra gli allevatori dei verri da adibire alla riproduzione in modo tale da ridurre al massimo la consanguineità anche se, nell’ottica del ciclo chiuso, il passaggio e l’inserimento di animali in azienda passa attraverso rigide regole di profilassi per evitare il propagarsi di infezioni e malattie. Ciò potrebbe essere ovviato in parte trasferendo animali il più giovani possibile, i quali sono stati a contatto con l’ambiente per un tempo relativamente ridotto e, di conseguenza, sono stati meno esposti alla microflora e la mircofauna dell’allevamento.
Non di minore importanza è la ricerca scientifica su tutti gli aspetti tipici della razza e sulle sue caratteristiche nonché sul proprio genoma in modo tale da formare una mappatura e riuscire a risalire con certezza ai discendenti per una valutazione precisa e inappellabile. Infine è basilare un opera di divulgazione e commercializzazione da parte di organismi specializzati dei prodotti derivati per garantire una presenza sul mercato e, successivamente, una continuità di richiesta e un reddito per i produttori, mai perdendo di vista i concetti di qualità e rintracciabilità degli alimenti stessi.
Di primo ordine in questo caso, come poi viene già fatto da diverso tempo, è il ruolo dei macelli adibiti al sezionamento e alla lavorazione delle carni suine così da superare tutti i punti critici e dare una certezza al consumatore finale che può dal singolo salume o dal singolo pezzo di carne risalire all’animale dal quale è stato sezionato e all’allevatore che lo ha prodotto. Proprio su questa strada si stanno impegnando diverse istituzioni. Tra queste, il CO.P.A.F. monitora tutte le produzioni e controlla attentamente le fasi di lavorazione all’interno dei suoi macelli oltre a battersi, in collaborazione con slow food, per l’ottenimento del riconoscimento di D.O.P. in modo da rendere unica, inconfondibile e inappellabile la rintracciabilità e la qualità del prodotto.
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