Prestazioni produttive e riproduttive Mora romagnola, di Ettore Bartoletti

Le notizie relative alle prestazioni produttive e riproduttive della Mora, ottenute su un campione di circa 500 scrofe in selezione, sono riportate da Tonini (1953). Dall’indagine risulta che la prolificità media era di 6,07 suinetti al primo parto e 8,32 al quarto parto; il peso alla nascita dei suinetti era compreso tra 800 e 1000 grammi, e risultava quintuplicato a 28 giorni di età. La razza suina era piuttosto tardiva (p.v. medio del verro a 12 mesi: 100 kg; della scrofa: 80 kg), e raggiungeva il pieno sviluppo somatico a 40 mesi con un peso medio per una scrofa adulta di 170 kg. I difetti segnalati erano costituiti da una mediocre prolificità, dalla lentezza nello sviluppo, dalla scarsa attitudine all’ingrasso ed all’utilizzazione dei mangimi. In previsione della realizzazione del Registro Anagrafico della razza “Mora Romagnola”, nel 2000 l’A.P.A. di Ravenna ha redatto – in collaborazione con il Sig. Mario Lazzari – la proposta di standard riportata nella tabella 1

Tipo

Mole media, longilineo, linea dorso-lombare convessa, scheletro fine ma robusto, di notevole rusticità.

Mantello e pigmentazione

Cute di colore scuro rameico, più chiara alla gola, al ventre e al piatto delle cosce; mantello nero-focato, con setole lunghe, a punta divisa e rossiccia, robuste, dorso con linea sparta con setole di direzioni opposte verso la testa.

Testa

Proporzionata alla mole. Regione facciale piuttosto lunga e sottile, con profilo fronto-nasale leggermente concavo. Orecchie dirette in avanti, di media grandezza e parallele al profilo fronto-nasale. Occhio a mandorla con pigmentazione nera.

Collo

Leggero e ben raccordato con il tronco.

Tronco

Allungato con linea dorso-lombare molto convessa, spalle discretamente sviluppate, prosciutto ben disceso con buona massa muscolare poco convessa. Coda sottile e lunga.

Arti

Medio-alti, fini ma robusti, unghioni scuri. Gli unghielli convergono e tendono ad incontrarsi specie nei soggetti adulti.

Caratteri sessuali

Nel maschio: testicoli pronunciati, capezzoli in numero non inferiore a dieci. Nella femmina: mammelle in numero non inferiore a dieci, regolarmente distanziate, con capezzoli normali ben pronunciati e pervi.

Tab. 1: Standard di razza proposto dall’A.P.A. di Ravenna (2000)

Tabella Uno

Nel corso degli anni, ovviamente, la razza, pur non essendo seguita da un piano vero e proprio di selezione e miglioramento ha subito dei cambiamenti riguardanti in particolar modo la taglia, la capacità di accrescimento e la conformazione muscolare, pur mantenendo invariate le performance riproduttive e le doti di rusticità. Attraverso l’amore e la conoscenza gli allevatori hanno migliorato la razza selezionando per la riproduzione animali sempre migliori sotto gli aspetti produttivi e riproduttivi.


Questo processo, all’apparenza molto lento e quasi irrilevante nell’allevamento di questo animale, si colloca oggi al centro di tutte le attenzioni in quanto, pur essendo la “Mora” un animale ancora tardivo nell’accrescimento, causa anche il tipo di condizioni in cui viene allevato ( semi-brado ), riesce comunque nell’arco di 18 mesi ad avere incrementi significativi con un investimento relativamente basso a livello di gestione ed alimentazione che, pur non essendo ancora pienamente studiato e valutabile, porta un reddito agli allevatori che si impegnano nella salvaguardia e valorizzazione di questi animali.


A questo proposito può essere citata la prova di Fortina et al. (2006) che, a seguito di valutazioni fatte su un gruppo relativamente consistente di More Romagnole (3 maschi castrati e 8 femmine), rapportate ad un secondo gruppo di razza Casertana (1 maschio e 5 femmine), è arrivato alle seguenti tabelle e conclusioni: 


1. Nella valutazione delle due razze sono stati riscontrati incrementi di peso senza differenze importanti per entrambe nelle prime due fasi di studio per passare, poi, a favore della Mora nella terza e a suo discapito nella quarta . Oltre i 160kg si è rilevato un calo dell’IMG in tutte due le razze come evidenziato nella tabella 2.


2. Nelle seguenti prove effettuate al momento della macellazione sulle carcasse è stata riscontrata una leggera differenza nella quantità di tagli magri (spalla, busto) a favore della Casertana mentre, per la razza Mora, rimane superiore in tutti i soggetti valutati lo spessore del lardo, indice di una predisposizione genetica all’adipogenesi . Per i successivi parametri valutati non vi è stata una significativa differenza tra le due razze.


Tab. 2 Età, pesi e incrementi ponderali giornalieri degli animali

Tabella Due

M.s. =Musculus semimembranosus
Queste valutazioni, come sopra citato, devono essere prese in considerazione con prudenza in quanto:
1.Tutti gli animali sono stati allevati in box (condizioni sfavorevoli per la Mora).

2. Sono stati alimentati con razioni alimentari formulate in precedenza per ibridi commerciali senza tenere conto delle specifiche richieste fisiologiche delle razze.


3. Le condizioni di allevamento, di trasporto al macello e di macellazione, probabilmente, non sono state particolarmente curate. Ciò viene dedotto dal dato del pH sul Musculus semimembranosus che riporta un valore alto sia a 45 minuti dalla macellazione che a 24 ore, indice di uno stress cronico subito da tutti gli animali di entrambe le razze nelle varie fasi dell’esperimento. Purtroppo, causa la sua invisibilità ad occhio nudo nelle condizioni di allevamento semi-brado, cosi estensive e quasi naturali, mai è stato possibile valutare la sensibilità allo stress che la Mora Romagnola riesce a sopportare e i danni che questo fattore comporta nelle varie fasi dell’allevamento e della macellazione a confronto, invece, di situazioni di allevamento intensivo. 


Infatti, come lo stesso Fortina scrive nel suo articolo “La mora romagnola preferisce il plen air” :…“L’allevamento in plen air è stato realizzato approntando due appezzamenti di 1500 mq ciascuno, recintati con rete metallica e filo elettrificato. In ogni recinto, che ospitava 4-6 scrofe e un verro, era presente una pozza d’acqua e una capannina per il ricovero e i parti; per l’alimentazione e l’abbeverata sono state utilizzate idonee mangiatoie riparate e succhiotti. L'intero ciclo viene svolto nello stesso recinto, provvedendo all'allontanamento dei verri al momento del parto.


Per gli animali tenuti in porcilaia le diverse fasi produttive sono avvenute seguendo la normale prassi di allevamento intensivo”…”..la Mora sembrerebbe avere una ottima adattabilità all’allevamento all’aperto, dove peraltro sembra manifestare al meglio la propria rusticità ed attitudine materna.” Inoltre, sempre da esperimenti fatti presso il Dipartimento di Scienze Zootecniche di Torino, si sono messi a confronto le due tipologie di management riscontrando che : i dati ottenuti da complessivi 14 parti (9 avvenuti in capannine all’esterno e 4 avvenuti in box) e relativi al numero dei suinetti nati (totale, nati vivi e sopravvissuti dopo 15 e 28 giorni) nel 1999 e 2000 sia in porcilaia che all’aperto (Tab.3).

Comparazione dei nascite e sopravvivenza con diverse tecniche di allevamento.

Tab 3
E’ però interessante notare che il numero medio di suinetti nati e svezzati a 28 giorni da scrofe allevate all’aperto è risultato più elevato rispetto a quello relativo agli animali nati in porcilaia. Anche la mortalità alla nascita è stata nel primo caso più bassa (1,2% vs 17%), così come la percentuale di suinetti morti a 28 giorni (24,3 % vs 49,6% in allevamento all’aperto e al chiuso).

Per quanto riguarda l’incremento medio giornaliero tra 0 e 28 giorni, i dati preliminari indicano valori medi rispettivamente di 165 g/d per suinetti nati all’aperto e di 160 g/d per quelli nati al chiuso.




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