Marco Pantani, sul sito ufficiale si legge; il ragazzo che veniva dal mare per incantare l’agreste delle asperità imprimendo passioni e trasporti in chi lo vedeva, che sapeva cantare e dipingeva come un pittore naif, che nascondeva la tanta beneficenza, perché pubblicizzandola la vedeva come anticamera del business, trovò la morte il 14 febbraio 2004 in un residence di Rimini.
La vita di Marco Pantani parte 1
Marco Pantani nasce in Romagna a Cesena il 13 Gennaio 1970, alle ore 11,45 all’Ospedale Bufalini di Cesena
Pestifero, scalmanato, capobanda, così Pantani amava definirsi quando ricordava i primi anni di vita. A scuola non aveva grossi risultati, preferiva investire il tempo dei compiti in quelle che erano le sue passioni. Il primo sport al quale Marco si avvicina è il calcio, con pochi riscontri; lui che amava essere il primo in tutto, era messo da parte da chi era più portato in questo sport.
Abbandona il calcio e comincia a far gruppo con i ragazzi ciclisti che si radunavano nel piazzale davanti il suo condominio. Non passa molto tempo e Pantani è li, con una bicicletta Vicini grigio metallizzato concessa dal G.S. Fausto Coppi, a correre con gli altri ciclisti del gruppo.
La prima bici gli viene regalata da nonno Sotero, una vicini Tour de France di colore rosso e da quel momento diviene il suo gioiello più prezioso; la bici viene pulita, lavata ed asciugata dopo ogni uscita, la compagna perfetta per le salite di tutta la Romagna. Usciva da solo e mancava tutto il pomeriggio, poi con i suoi 150 km sulle gambe ritornava soddisfatto a casa a raccontare ai genitori, preoccupati invece per quel figlio che spariva per ore, le sue imprese; in gruppo non era da meno, si faceva superare da tutti i ragazzi e proprio quando cominciava la salita li staccava uno per uno, rimettendosi in testa al gruppo, cosa che non solo faceva in allenamento ma che avrebbe continuato a fare anche nelle grandi corse.
Era il 22 aprile 1984 e Marco Pantani vince la sua prima gara come esordiente a Case Castagnola. I successi di Marco non furono numerosi, considerando che agli esordienti erano dedicati per la maggior parte percorsi pianeggianti, ma bastava anche solo un cavalcavia per permettere a Marco di staccare tutti. A 15 anni Marco è nella categoria allievi e nessuno, nè papà Paolo, nè Vittorio Savini, direttore sportivo di Marco Pantani delle tre stagioni precedenti, possono dimenticare la vittoria della Forlì-Monte Coronaro.
Finite le medie, papà Paolo lo convince a iscriversi all'istituto tecnico con indirizzo radiotecnico di Cesena, ma i progetti di Marco erano altri e prevedevano solo un oggetto, la sua bici; riparare radio e tv rimarrà comunque un hobby. Non finirà mai la scuola ma riuscirà a vincere la sfida contro il padre, facendolo sentire fiero di lui. Nel 1989 passa alla categoria Dilettanti, prima con la S.C Rinascita Ravenna e nel 1990 nel G.S. Giacobazzi.
A 22 anni vince il Trofeo Matteotti, vince il Giro d’Italia Dilettanti guadagnando 5 minuti su Casagrande e Belli; oltre alla vittoria Pantani si è guadagnato il biglietto d'ingresso per il mondo del professionismo, firmando il suo primo contratto con la Carrera-Tassoni. Chiude la carriera pre-professionale con 4 vittorie da Esordiente, 5 da Allievo, 4 da Juniores e 15 da Dilettante. Il 5 agosto 1992 Marco Pantani debutta ufficialmente nel professionismo in occasione del Gran Premio di Camaiore. La vera stagione inizia con la partecipazione al Giro d'Italia dove viene affidato all'occhio vigile di capitan Chiappucci.
Pantani si ritirerà, contro la sua volontà, per problemi di tendinite, a quattro tappe dalla fine, quando era 18° in classifica generale. La stagione ‘94 può essere definita quella del riscatto, la prima vera importante stagione di Pantani. Quarto al Giro del Trentino e al Giro di Toscana, con questi risultati Pantani si presenta al Giro d'Italia di quell'anno, Giro, che grazie alle due vittorie di tappa, gli permettono di non esser più l'anonimo ragazzino romagnolo ma di diventare uno dei nomi più in vista del ciclismo italiano.
La prima tappa che lo vede vincitore è la Linz-Merano: a 3 km dalla vetta del Passo di Giovo, Pantani è con i primi, raggiunge capitan Chiappucci, poche frasi ma determinanti, l'ok del capitano per allontarsi dal gruppo e Pantani va, guadagna in discesa e si ritrova primo nella tappa del giorno con alle spalle Bugno e proprio capitan Chiappucci.
Il giorno dopo, nella tappa Merano-Aprica, si ripete la scena finale; in fuga il capitano con un gruppetto di ciclisti, all'inizio del Mortirolo Pantani esce dal gruppo degli inseguitori, raggiunge il capitano in fuga che anche questa volta gli da l'ok per attaccare, Pantani va, con il russo Berzin, che cerca di stargli dietro, e Indurain che invece sale con il suo passo. Sul Santa Cristina, l'ultima asperità della giornata, Pantani piazza il suo ennesimo scatto e vola da solo a conquistare la sua seconda vittoria di tappa consecutiva conquistando tutti.
Il Giro si chiude e Marco è li sul podio, secondo, davanti a Miguel Indurain, cosa che quest’ultimo non gli avrebbe mai perdonato rendendogli la vita difficile al Tour de France di quello stesso anno. Proprio nella Grande Boucle, Marco si dimostra spettatore nella prima parte della gara, erano tappe che vedevano solo grandi cronometro, gare contro il tempo ma non contro la salita e Pantani era li, in attesa della fase cruciale della gara, quella che vedeva i Pirenei come protagonisti.
Su quelle montagne Pantani comincia a gustare la gara e a farsi osservare dai tifosi ed esperti dell'ambiente. Mont Ventoux, Alpe d'Huez, Val Thorens, questi i luoghi che conquistano Pantani e che lo vedono protagonista con i suoi scatti e il suo carisma. Marco comincia ad esser paragonato a Charly Gaul. Ma Pantani non era solo bravo, era ostinato, caparbio e non importava il prezzo, ma l'obiettivo doveva esser raggiunto; questo si può imparare vedendolo nella tappa di Val Thorens: cade, picchia il ginocchio, il medico gli propone di salire sull'ambulanza ma lui no, rifiuta, risale sulla bici e a denti stretti vive il dolore ma giunge all'arrivo riuscendo anche a staccare i grandi rivali.
E a Parigi "Pantanì", come lo chiamavano i francesi, era ancora una volta sul podio, sul gradino più basso, quello del terzo posto, ma accanto a una realtà del grande ciclismo, Miguel Indurain, vincitore del suo quarto Tour consecutivo. Nasce il primo fans-club ufficiale di Marco Pantani, il "Magico Pantani": la figura del presidente era coperta da Savini, il primo vero sostenitore del giovane ciclista. La stagione '95 si apre con tanti sogni, con l'obiettivo puntato sul podio del Giro d'Italia, specie dopo la notizia che Indurain non avrebbe partecipato al Giro per dedicarsi interamente al Tour.
Il Pantani di quell’anno è sicuramente un Pantani nuovo, sia a livello psico-emotivo, visto il corposo numero di fans che in poco tempo aveva conquistato, sia nel look, taglia i pochi capelli che a 25 anni si ritrovava e si presenta completamente pelato, scelta che lo accompagnerà in tutti gli anni della sua vita. L'allenamento, in vista dell'inizio del Giro, comincia ad essere sempre più impegnativo e Marco decide di rifinire la sua preparazione al Giro di Romandia.
Era il primo maggio e in vista delle ore di auto che lo attendevano per raggiungere la Svizzera, Pantani decide di fare una buona sgambata. Quel viaggio fu però annullato. Ad un incrocio un'auto non rispetta lo stop, non vede arrivare il ciclista e a Marco non resta che cercare di bloccare le ruote quando si rende conto della distrazione dell'automobilista.
L'impatto è inevitabile. Poco dopo Pantani si ritroverà disteso in un lettino dell'ospedale di Rimini senza fratture ma con un trauma cranico non commotivo, ferita lacerocontusa alla regione temporale destra, contusioni al ginocchio destro, contusioni alla zona sacrale ed escoriazioni varie; resta in ospedale per due giorni dove, gli esami fatti, daranno esito negativo.
Rientrato a casa si ricomincia il contatto con la bici. Le sensazioni non sono buone e questo non può che far pensare ad una sola cosa: addio Giro. E' così che l'obiettivo di Pantani si sposta dal Giro al Tour de France passando per il Giro di Svizzera dove vince la tappa La Punt - Flumserberg.
Il Tour di quell' anno vede Pantani vincitore di tappa per ben due volte; la prima nella tappa Aime - Alpe D'Huez, dove a 13 km dalla vetta Pantani, sui pedali, si lancia ad inseguire i 13 corridori in fuga. Li supera ad uno ad uno, raggiunge Gotti che sta in testa al gruppo e passa anche lui. Percorre così, davanti a tutti, i 21 tornanti del percorso. Ormai è primo. A 250 m dal traguardo non gli segnalano la svolta a sinistra, ma fortunatamente è solo e l’esito finale non sarà compromesso.
La vittoria è di Pantani. La seconda vittoria è quella sui Pirenei, nella tappa St. Orences de Gameville-Guzet Neige. Il Tour viene scosso però da un terribile evento, la morte di Fabio Casartelli, campione olimpionico a Barcellona '92. L'evento sconvolge Pantani, tanto da incidere sul suo rendimento, tanto da fargli finire la gara staccatissimo e fuori classifica. La stagione '95 si prolunga ancora per Marco Pantani, convocato in nazionale per il Mondiale di Duitama, in Colombia.
Gli azzurri non sembrano esser baciati dalla fortuna in quella gara, ma Pantani ce la fa e sale ancora una volta sul podio, stavolta in maglia azzurra, stavolta per una medaglia, quella di bronzo. La stagione sta per chiudersi e una delle ultime fatiche è la Milano-Torino, gara di un giorno che non allettava molto il pirata ma che serviva come buon allenamento in vista del Giro di Lombardia. Sulla discesa di Pino Torinese Pantani dà sfogo alla passione per le discese a 80 km/h e va giù, seguito da Secchiari e Dall'Oglio.
All'uscita da una curva i tre hanno un forte impatto con un'auto che i vigili, pensando che la gara fosse finita, fanno passare. Frattura scomposta della tibia e del perone per Marco, frattura del bacino per Secchiari e femore a pezzi per Dall'Oglio. All'evento segue per Marco un'operazione per fissare le ossa con una placca in metallo.
Abbandona il calcio e comincia a far gruppo con i ragazzi ciclisti che si radunavano nel piazzale davanti il suo condominio. Non passa molto tempo e Pantani è li, con una bicicletta Vicini grigio metallizzato concessa dal G.S. Fausto Coppi, a correre con gli altri ciclisti del gruppo.
La prima bici gli viene regalata da nonno Sotero, una vicini Tour de France di colore rosso e da quel momento diviene il suo gioiello più prezioso; la bici viene pulita, lavata ed asciugata dopo ogni uscita, la compagna perfetta per le salite di tutta la Romagna. Usciva da solo e mancava tutto il pomeriggio, poi con i suoi 150 km sulle gambe ritornava soddisfatto a casa a raccontare ai genitori, preoccupati invece per quel figlio che spariva per ore, le sue imprese; in gruppo non era da meno, si faceva superare da tutti i ragazzi e proprio quando cominciava la salita li staccava uno per uno, rimettendosi in testa al gruppo, cosa che non solo faceva in allenamento ma che avrebbe continuato a fare anche nelle grandi corse.
Era il 22 aprile 1984 e Marco Pantani vince la sua prima gara come esordiente a Case Castagnola. I successi di Marco non furono numerosi, considerando che agli esordienti erano dedicati per la maggior parte percorsi pianeggianti, ma bastava anche solo un cavalcavia per permettere a Marco di staccare tutti. A 15 anni Marco è nella categoria allievi e nessuno, nè papà Paolo, nè Vittorio Savini, direttore sportivo di Marco Pantani delle tre stagioni precedenti, possono dimenticare la vittoria della Forlì-Monte Coronaro.
Cadute in bicicletta di Marco Pantani
Grandi imprese, indimenticabili gesta, ma anche indimenticabili cadute; è segnato proprio da queste il 1986, la prima nella discesa di Sant'Arcangelo dove viene travolto da un'auto che arrivava dal senso opposto, la seconda vede Pantani sbattere contro un camion durante una volata con i compagni d'allenamento; nella prima rischia la vita per lo spappolamento della milza, la seconda gli procura ferite al volto e la visibile cicatrice sopra il labbro superiore.Finite le medie, papà Paolo lo convince a iscriversi all'istituto tecnico con indirizzo radiotecnico di Cesena, ma i progetti di Marco erano altri e prevedevano solo un oggetto, la sua bici; riparare radio e tv rimarrà comunque un hobby. Non finirà mai la scuola ma riuscirà a vincere la sfida contro il padre, facendolo sentire fiero di lui. Nel 1989 passa alla categoria Dilettanti, prima con la S.C Rinascita Ravenna e nel 1990 nel G.S. Giacobazzi.
A 22 anni vince il Trofeo Matteotti, vince il Giro d’Italia Dilettanti guadagnando 5 minuti su Casagrande e Belli; oltre alla vittoria Pantani si è guadagnato il biglietto d'ingresso per il mondo del professionismo, firmando il suo primo contratto con la Carrera-Tassoni. Chiude la carriera pre-professionale con 4 vittorie da Esordiente, 5 da Allievo, 4 da Juniores e 15 da Dilettante. Il 5 agosto 1992 Marco Pantani debutta ufficialmente nel professionismo in occasione del Gran Premio di Camaiore. La vera stagione inizia con la partecipazione al Giro d'Italia dove viene affidato all'occhio vigile di capitan Chiappucci.
Pantani si ritirerà, contro la sua volontà, per problemi di tendinite, a quattro tappe dalla fine, quando era 18° in classifica generale. La stagione ‘94 può essere definita quella del riscatto, la prima vera importante stagione di Pantani. Quarto al Giro del Trentino e al Giro di Toscana, con questi risultati Pantani si presenta al Giro d'Italia di quell'anno, Giro, che grazie alle due vittorie di tappa, gli permettono di non esser più l'anonimo ragazzino romagnolo ma di diventare uno dei nomi più in vista del ciclismo italiano.
La prima tappa che lo vede vincitore è la Linz-Merano: a 3 km dalla vetta del Passo di Giovo, Pantani è con i primi, raggiunge capitan Chiappucci, poche frasi ma determinanti, l'ok del capitano per allontarsi dal gruppo e Pantani va, guadagna in discesa e si ritrova primo nella tappa del giorno con alle spalle Bugno e proprio capitan Chiappucci.
Il giorno dopo, nella tappa Merano-Aprica, si ripete la scena finale; in fuga il capitano con un gruppetto di ciclisti, all'inizio del Mortirolo Pantani esce dal gruppo degli inseguitori, raggiunge il capitano in fuga che anche questa volta gli da l'ok per attaccare, Pantani va, con il russo Berzin, che cerca di stargli dietro, e Indurain che invece sale con il suo passo. Sul Santa Cristina, l'ultima asperità della giornata, Pantani piazza il suo ennesimo scatto e vola da solo a conquistare la sua seconda vittoria di tappa consecutiva conquistando tutti.
Il Giro si chiude e Marco è li sul podio, secondo, davanti a Miguel Indurain, cosa che quest’ultimo non gli avrebbe mai perdonato rendendogli la vita difficile al Tour de France di quello stesso anno. Proprio nella Grande Boucle, Marco si dimostra spettatore nella prima parte della gara, erano tappe che vedevano solo grandi cronometro, gare contro il tempo ma non contro la salita e Pantani era li, in attesa della fase cruciale della gara, quella che vedeva i Pirenei come protagonisti.
Su quelle montagne Pantani comincia a gustare la gara e a farsi osservare dai tifosi ed esperti dell'ambiente. Mont Ventoux, Alpe d'Huez, Val Thorens, questi i luoghi che conquistano Pantani e che lo vedono protagonista con i suoi scatti e il suo carisma. Marco comincia ad esser paragonato a Charly Gaul. Ma Pantani non era solo bravo, era ostinato, caparbio e non importava il prezzo, ma l'obiettivo doveva esser raggiunto; questo si può imparare vedendolo nella tappa di Val Thorens: cade, picchia il ginocchio, il medico gli propone di salire sull'ambulanza ma lui no, rifiuta, risale sulla bici e a denti stretti vive il dolore ma giunge all'arrivo riuscendo anche a staccare i grandi rivali.
E a Parigi "Pantanì", come lo chiamavano i francesi, era ancora una volta sul podio, sul gradino più basso, quello del terzo posto, ma accanto a una realtà del grande ciclismo, Miguel Indurain, vincitore del suo quarto Tour consecutivo. Nasce il primo fans-club ufficiale di Marco Pantani, il "Magico Pantani": la figura del presidente era coperta da Savini, il primo vero sostenitore del giovane ciclista. La stagione '95 si apre con tanti sogni, con l'obiettivo puntato sul podio del Giro d'Italia, specie dopo la notizia che Indurain non avrebbe partecipato al Giro per dedicarsi interamente al Tour.
Il Pantani di quell’anno è sicuramente un Pantani nuovo, sia a livello psico-emotivo, visto il corposo numero di fans che in poco tempo aveva conquistato, sia nel look, taglia i pochi capelli che a 25 anni si ritrovava e si presenta completamente pelato, scelta che lo accompagnerà in tutti gli anni della sua vita. L'allenamento, in vista dell'inizio del Giro, comincia ad essere sempre più impegnativo e Marco decide di rifinire la sua preparazione al Giro di Romandia.
Era il primo maggio e in vista delle ore di auto che lo attendevano per raggiungere la Svizzera, Pantani decide di fare una buona sgambata. Quel viaggio fu però annullato. Ad un incrocio un'auto non rispetta lo stop, non vede arrivare il ciclista e a Marco non resta che cercare di bloccare le ruote quando si rende conto della distrazione dell'automobilista.
L'impatto è inevitabile. Poco dopo Pantani si ritroverà disteso in un lettino dell'ospedale di Rimini senza fratture ma con un trauma cranico non commotivo, ferita lacerocontusa alla regione temporale destra, contusioni al ginocchio destro, contusioni alla zona sacrale ed escoriazioni varie; resta in ospedale per due giorni dove, gli esami fatti, daranno esito negativo.
Rientrato a casa si ricomincia il contatto con la bici. Le sensazioni non sono buone e questo non può che far pensare ad una sola cosa: addio Giro. E' così che l'obiettivo di Pantani si sposta dal Giro al Tour de France passando per il Giro di Svizzera dove vince la tappa La Punt - Flumserberg.
Il Tour di quell' anno vede Pantani vincitore di tappa per ben due volte; la prima nella tappa Aime - Alpe D'Huez, dove a 13 km dalla vetta Pantani, sui pedali, si lancia ad inseguire i 13 corridori in fuga. Li supera ad uno ad uno, raggiunge Gotti che sta in testa al gruppo e passa anche lui. Percorre così, davanti a tutti, i 21 tornanti del percorso. Ormai è primo. A 250 m dal traguardo non gli segnalano la svolta a sinistra, ma fortunatamente è solo e l’esito finale non sarà compromesso.
La vittoria è di Pantani. La seconda vittoria è quella sui Pirenei, nella tappa St. Orences de Gameville-Guzet Neige. Il Tour viene scosso però da un terribile evento, la morte di Fabio Casartelli, campione olimpionico a Barcellona '92. L'evento sconvolge Pantani, tanto da incidere sul suo rendimento, tanto da fargli finire la gara staccatissimo e fuori classifica. La stagione '95 si prolunga ancora per Marco Pantani, convocato in nazionale per il Mondiale di Duitama, in Colombia.
Gli azzurri non sembrano esser baciati dalla fortuna in quella gara, ma Pantani ce la fa e sale ancora una volta sul podio, stavolta in maglia azzurra, stavolta per una medaglia, quella di bronzo. La stagione sta per chiudersi e una delle ultime fatiche è la Milano-Torino, gara di un giorno che non allettava molto il pirata ma che serviva come buon allenamento in vista del Giro di Lombardia. Sulla discesa di Pino Torinese Pantani dà sfogo alla passione per le discese a 80 km/h e va giù, seguito da Secchiari e Dall'Oglio.
All'uscita da una curva i tre hanno un forte impatto con un'auto che i vigili, pensando che la gara fosse finita, fanno passare. Frattura scomposta della tibia e del perone per Marco, frattura del bacino per Secchiari e femore a pezzi per Dall'Oglio. All'evento segue per Marco un'operazione per fissare le ossa con una placca in metallo.
All'incidente seguirono 6 mesi di riabilitazione, mesi che videro nascere una grande collaborazione tra Marco e il fisioterapista Fabrizio Borra. In maniera indiretta, senza divisa ciclistica, senza bici e senza scatti, Pantani partecipa al Giro d'Italia '96; stavolta non come protagonista delle strade, ma come protagonista della sigla del Giro con la canzone “E adesso pedala”. La stagione ciclistica '97 lo vede presente in Spagna, alle classiche della Freccia Vallone e della Liegi-Bastogne-Liegi, ma il chiodo fisso di Marco, che ormai da tutti è conosciuto come “il Pirata” per la scelta di portare la bandana in testa al posto dell’anonimo cappellino, non poteva non essere il Giro d'Italia.
La prima parte del Giro non lo vide protagonista; bisognava aspettare l'ultima settimana, quella delle montagne, per vedere Marco "infiammare". Ma le aspettative furono vane. Se è vero che un gatto nero non porta bene, allora è giusto dire che un gatto grigio non è da meno; proprio a causa di un gatto grigio Marco Pantani è costretto ad abbandonare la gara dopo una caduta che gli procura una lacerazione del bicipite femorale sinistro con versamento all'interno del muscolo. Non può non essere indelebile nella mente dei tifosi l'immagine di Pantani, con il dorsale numero 101, che sale in sella con la divisa lacerata, ferito e dolorante, circondato da tutta la squadra che con armonioso silenzio lo spingono per alleviare la sofferenza delle pedalate. Anche questo Giro è chiuso. Si riparte al Tour.
Nessun podio a Parigi, ma Pantani da quel Tour de France torna a casa con due vittorie di tappa: la prima lo vede vincitore all'Alpe d' Huez, ancora una volta come nel '95. Questa volta Pantani scatta al primo tornante e resta in testa fino alla fine della gara mandando in delirio tutti i tifosi che non avevano dubbi: Pantani è tornato! E di questo sembra esserne sicuro anche lui, come dimostra all’arrivo, sulla sua bici gialla, tagliando il traguardo con i pugni chiusi in segno di forza e liberando il suo corpo con l’urlo di gioia dato dalla conquista. In quella gara Pantani batte il Pantani del '95 migliorando il suo tempo in salita; 37' 35" record che ancora oggi detiene.
La seconda vittoria si ha nella Courchevel-Morzine, vittoria inaspettata, anche dal pirata, che a causa di una tracheite non aveva chiuso occhio tutta la notte inducendolo a dichiarare che la sua partenza il giorno dopo sarebbe stata incerta. Pantani se ne va sul Col de Joux Plane e con la stessa grinta che ha nelle salite, affronta la discesa e arriva al traguardo. Pantani entra di diritto tra i grandi del ciclismo italiano ma la sua incoronazione mondiale arriva con la stagione '98, con la doppietta Giro-Tour, roba da grandi, roba da eroi, roba che solo Marco Pantani e pochi altri possono permettersi. Quell'anno il Giro partiva da Nizza e fino all'undicesima gara nessuno aveva motivi per esultare le gesta di Marco. Nella tappa che vede l'arrivo a San Marino, Pantani arriva secondo davanti a Tonkov. Basta una montagna o un arrivo in salita e Pantani è li, in testa alla gara. Nella tredicesima tappa, la Carpi-Schio, Pantani è vittima della pioggia, una caduta fa rischiare il peggio, fortunatamente si rialza e il giorno dopo arriva la prima vittoria di tappa a Piancavallo, alla fine della quale dichiarerà “E’ stata una vittoria sofferta fino alla fine.
Oggi, 4 anni dopo la prima vittoria, ho confermato di avere coraggio". E di coraggio ne aveva da vendere e se non se ne ricordava lui, c'era tutto il team a farglielo presente. La "Mercatone Uno" più che una squadra era una famiglia per Marco, lì, aveva trovato amici e non solo compagni di squadra. Nella tappa Asiago-Udine la maglia che trionfa è sempre gialla, sempre Mercatone, ma stavolta è quella di Fabiano Fontanelli che, alla vigilia dell'ultima settimana di gara e alla vigilia della prima vera tappa di montagna dedica la vittoria a lui, al Capitano e Amico Marco Pantani. E il capitano non tradisce le aspettative, proprio nella prima tappa di montagna Marco cambia maglia, veste la sua prima maglia rosa e la terrà fino all'arrivo a Milano, fino alla fine del Giro. L'ultima settimana fu una gara sofferta. Continua nella seconda parte...
La prima parte del Giro non lo vide protagonista; bisognava aspettare l'ultima settimana, quella delle montagne, per vedere Marco "infiammare". Ma le aspettative furono vane. Se è vero che un gatto nero non porta bene, allora è giusto dire che un gatto grigio non è da meno; proprio a causa di un gatto grigio Marco Pantani è costretto ad abbandonare la gara dopo una caduta che gli procura una lacerazione del bicipite femorale sinistro con versamento all'interno del muscolo. Non può non essere indelebile nella mente dei tifosi l'immagine di Pantani, con il dorsale numero 101, che sale in sella con la divisa lacerata, ferito e dolorante, circondato da tutta la squadra che con armonioso silenzio lo spingono per alleviare la sofferenza delle pedalate. Anche questo Giro è chiuso. Si riparte al Tour.
Nessun podio a Parigi, ma Pantani da quel Tour de France torna a casa con due vittorie di tappa: la prima lo vede vincitore all'Alpe d' Huez, ancora una volta come nel '95. Questa volta Pantani scatta al primo tornante e resta in testa fino alla fine della gara mandando in delirio tutti i tifosi che non avevano dubbi: Pantani è tornato! E di questo sembra esserne sicuro anche lui, come dimostra all’arrivo, sulla sua bici gialla, tagliando il traguardo con i pugni chiusi in segno di forza e liberando il suo corpo con l’urlo di gioia dato dalla conquista. In quella gara Pantani batte il Pantani del '95 migliorando il suo tempo in salita; 37' 35" record che ancora oggi detiene.
La seconda vittoria si ha nella Courchevel-Morzine, vittoria inaspettata, anche dal pirata, che a causa di una tracheite non aveva chiuso occhio tutta la notte inducendolo a dichiarare che la sua partenza il giorno dopo sarebbe stata incerta. Pantani se ne va sul Col de Joux Plane e con la stessa grinta che ha nelle salite, affronta la discesa e arriva al traguardo. Pantani entra di diritto tra i grandi del ciclismo italiano ma la sua incoronazione mondiale arriva con la stagione '98, con la doppietta Giro-Tour, roba da grandi, roba da eroi, roba che solo Marco Pantani e pochi altri possono permettersi. Quell'anno il Giro partiva da Nizza e fino all'undicesima gara nessuno aveva motivi per esultare le gesta di Marco. Nella tappa che vede l'arrivo a San Marino, Pantani arriva secondo davanti a Tonkov. Basta una montagna o un arrivo in salita e Pantani è li, in testa alla gara. Nella tredicesima tappa, la Carpi-Schio, Pantani è vittima della pioggia, una caduta fa rischiare il peggio, fortunatamente si rialza e il giorno dopo arriva la prima vittoria di tappa a Piancavallo, alla fine della quale dichiarerà “E’ stata una vittoria sofferta fino alla fine.
Oggi, 4 anni dopo la prima vittoria, ho confermato di avere coraggio". E di coraggio ne aveva da vendere e se non se ne ricordava lui, c'era tutto il team a farglielo presente. La "Mercatone Uno" più che una squadra era una famiglia per Marco, lì, aveva trovato amici e non solo compagni di squadra. Nella tappa Asiago-Udine la maglia che trionfa è sempre gialla, sempre Mercatone, ma stavolta è quella di Fabiano Fontanelli che, alla vigilia dell'ultima settimana di gara e alla vigilia della prima vera tappa di montagna dedica la vittoria a lui, al Capitano e Amico Marco Pantani. E il capitano non tradisce le aspettative, proprio nella prima tappa di montagna Marco cambia maglia, veste la sua prima maglia rosa e la terrà fino all'arrivo a Milano, fino alla fine del Giro. L'ultima settimana fu una gara sofferta. Continua nella seconda parte...