Una raccolta di proverbi e simpatiche leggende sul territorio romagnolo, ogni proverbio viene citato in dialetto e spiegato in italiano per comprenderne il significato.
Antiga piò de brudét!
Vecchia più del brodetto
Il termine antiga è comunemente riferito ad una donna che di giovane non ha mai avuto né l'esuberante
floridezza del corpo, né gli entusiasmi ingenui e le spregiudicate ribellioni dello spirito.
L'antiga quindi è piatta di forme, eternamente triste e risentita, perciò vecchia anzi tempo,
anche nella foggia del vestire visibilmente antiquata.
Piò antica de' brudét, vuol dire un po' tutto questo, perché il brodetto era il piatto di pesce più comune e tradizionale Ravenna che, circondata da valli e da lagune, aveva abbondanti e a buon mercato le anguille, ingrediente indispensabile per saporirlo.
Dobbiamo alla penna di Talanti un altro modo di dire quasi simile: Piò antiga dla Cordula Poletti, tipo strano di donna ravennate che del D'Annunzio aveva preso lo stile e gli atteggiamenti deteriori.
Piò antiga d' Galla Placidia
L'imperatrice, figlia di Teodosio, il cui nome da noi non può essere dimenticato perché legato al suo mausoleo e alla chiesa di San Giovanni Evangelista.
Prova della sua popolarità sono anche le leggende fiorite intorno al suo nome. Dicono dunque queste che un giorno l'imperatrice, col suo seguito, si recò nelle vicine colline, splendide di vigneti; le fu fatto assaggiare, in un gotto di legno un vino del colore dell'ambra e dolce come il nettare "sei da berti in oro", disse l'Augusta e il nome Bertinoro rimase alla piccola collina ancor oggi famosa per la sua albanaRitornando a Ravenna col suo seguito, forse un po' ebbro per le abbondanti libagioni, ebbe una disavventura: il cocchio si rovesciò e l'imperatrice andò a gambe all'aria e la località, sempre secondo la leggenda, ebbe nome da questo capitombolo imperiale: Gambellara. E da ultimo avendo promesso in voto per uno scampato naufragio di edificare cento pievi (le famose pievi del ravennate di cui alcune hanno ancora come nome il numero progressivo: Pieve quinta, Pieve sestina), quando ebbe raggiunto il numero disse: compiamo, cioè finiamo, e sorse così la pieve di Campiano!
L'è una plita
Femmina del tacchino
È una plita (femmina del tacchino) Non so se abbiate mai avuto
occasione di vedere la plita, una di quelle tacchine covaticce che le azdore delle nostre campagne, autoritarie e disinvolte, costringevano, dall'inizio della primavera fino ad estate inoltrata, a covare.
Rimanere per turni successivi di venti giorni ed altrettante notti (tale è infatti il periodo di incubazione naturale per i nostri pulcini) accovacciate ad ali aperte sulle uova, procurava alle miserelle una perdita tale di piume e di penne, che, alla fine della cova, erano delle gambirlone magre, gialle e spelacchiate. Ora quando si vedeva una donna ossuta, ma soprattutto con capelli sgradevolmente appiccicaticci e radi, che, malgrado ogni artificio, mal riuscivano a coprire il cuoio capelluto, veniva spontaneo esclamare: ve' una plita scuvèda!
Lasciamo agli specialisti stabilire le cause dell'alopecia, la tradizione, dal canto suo, non so in base a quali e quante esperienze, consiglia, per facilitare la crescita dei capelli, di tagliarne le punte i martedì di luna crescente o addirittura un plonil primo venerdì di marzo, ma, ahimè, aggiunge che è sufficiente ci tocchi una donna che sia in periodo mestruale o adoperare il pettine prestato ad altri, perché essi cadano a ciocche.
Unico conforto per il pelato di allora che faceva mostra di una bella "platea" non era già la prospettiva di un toupet o di un parrucchino di cui si sarebbe vargugné coma un lèdar, (vergognato come un ladro), ma la consolante certezza che almeno di sumèr plé u n' i n'è. (dei somari pelati non ce né)
Rimanere per turni successivi di venti giorni ed altrettante notti (tale è infatti il periodo di incubazione naturale per i nostri pulcini) accovacciate ad ali aperte sulle uova, procurava alle miserelle una perdita tale di piume e di penne, che, alla fine della cova, erano delle gambirlone magre, gialle e spelacchiate. Ora quando si vedeva una donna ossuta, ma soprattutto con capelli sgradevolmente appiccicaticci e radi, che, malgrado ogni artificio, mal riuscivano a coprire il cuoio capelluto, veniva spontaneo esclamare: ve' una plita scuvèda!
Lasciamo agli specialisti stabilire le cause dell'alopecia, la tradizione, dal canto suo, non so in base a quali e quante esperienze, consiglia, per facilitare la crescita dei capelli, di tagliarne le punte i martedì di luna crescente o addirittura un plonil primo venerdì di marzo, ma, ahimè, aggiunge che è sufficiente ci tocchi una donna che sia in periodo mestruale o adoperare il pettine prestato ad altri, perché essi cadano a ciocche.
Unico conforto per il pelato di allora che faceva mostra di una bella "platea" non era già la prospettiva di un toupet o di un parrucchino di cui si sarebbe vargugné coma un lèdar, (vergognato come un ladro), ma la consolante certezza che almeno di sumèr plé u n' i n'è. (dei somari pelati non ce né)
La puraza"(la vongola)"
Puret chi la pesca
Puret chi la vend
Puret chi la magna
(Poveretto chi la pesca / Poveretto chi la vende / Poveretto chi la mangia)
(Poveretto chi la pesca / Poveretto chi la vende / Poveretto chi la mangia)
Purazi...doni! (Vongole...donne!)
E' il vecchio grido delle donne bellariesi che un tempo,
a piedi o in bicicletta, vendevano le volgole di strada in strada.
Nella cassetta o nel sacco di iuta, caricato sulla bicicletta,
stavano le vongole generalmente pescate dai mariti marinai.
Era il periodo fra le due guerre, allora costavano due centesimi al chilo e il fondo del sacco rimasto invenduto si barattava con uova, farina e fagioli. Le vongole erano considerate il mangiare dei poveri, il mare ne era ricco e dopo le burrasche si poteva rimediare la cena per la famiglia intera raccogliendo sulla riva granchi, cannelli, seppie e vongole.
Era il periodo fra le due guerre, allora costavano due centesimi al chilo e il fondo del sacco rimasto invenduto si barattava con uova, farina e fagioli. Le vongole erano considerate il mangiare dei poveri, il mare ne era ricco e dopo le burrasche si poteva rimediare la cena per la famiglia intera raccogliendo sulla riva granchi, cannelli, seppie e vongole.
Ogni pesce ha la sua stagione
I marinai dicono che quando il pesce è nella sua stagione migliore
ed è quindi grasso, lo si può cucinare anche senza aggiungere olio.
Una volta Serafini Puzagna e sua moglie erano andati a spighe (spigolare) dalle parti di Fosso Ghiaia. Erano partiti con la loro barca .... arrivati sul posto Puzagna decise di calare le reti per pescare un pò di Acquadelle per la colazione.
La moglie si mise a preparare la Piada. Nell'accingersi a condire il pesce pescato Puzagna chiese a sua moglie un pò di olio. Lei gli rispose che non ce n'era più. Non importa, basta un pò di sale e pepe' risponde Puzagna. Non c'è né sale né pepe' continua la moglie. E Puzagna rassegnato: ' l'acquadela fresca è buona così'.
Una volta Serafini Puzagna e sua moglie erano andati a spighe (spigolare) dalle parti di Fosso Ghiaia. Erano partiti con la loro barca .... arrivati sul posto Puzagna decise di calare le reti per pescare un pò di Acquadelle per la colazione.
La moglie si mise a preparare la Piada. Nell'accingersi a condire il pesce pescato Puzagna chiese a sua moglie un pò di olio. Lei gli rispose che non ce n'era più. Non importa, basta un pò di sale e pepe' risponde Puzagna. Non c'è né sale né pepe' continua la moglie. E Puzagna rassegnato: ' l'acquadela fresca è buona così'.