San Giorgio in Vezzano - Torre del Martino Brisighella - Monte Osatella - Casalino - S.Giorgio
Lunghezza: 22 KmDifficoltà: media
Durata: 3 ore
Il percorso:
San Giorgio in Vezzano respira
vicino al torrente Sintria.
Sulla strada che congiunge Riolo Terme a Brisighella, se
ne sta stretto fra questi due colossi. Ha un parcheggio
che pare fatto apposta per passare ai colpi di pedale.
Prima meta è Torre del Marino, maniero con agriturismo
raggiungibile grazie al cartello che diligentemente ne indica
la direzione. Si sguscia via fra le case labirinto del paese,
per accettare la prima sfida che viene dal versante.
L'asfaltata prende subito pendenze da montagna, e arremba
verso mezza costa. Sono tre chilometri finchè non si fa
inghiaiata ed a sinistra scopre la squadratura del maniero.
Il fondo pizzica le gomme nei saliscendi che proietta a
destra verso Rio di Chiè. Riprende l'asfaltata che cala
nei tornanti regolari, ma il fondo è sempre infido.
Poi scema anche la pendenza e spiana sotto alle orme
dei calanchi. Per un pò si va a spasso, finchè la via
omonima del Rio non sbuca sulla 302 bagnata dal Lamone.
A destra Brisighella erge guglie e merlature, si può entrare
nella prima rampa a destra dopo 9 chilomentri di serena
pedalata. In piazza il borgo chiama ancora a destra e poi
a sinistra per via delle Volte. Avanti diritto per trovare la
salita al Monticino, tre colli della storia.
Occorre una corona media, finchè non spiana a destra si
apre l'antro della Tenaccia. Ancora diritto, non c'è da penare
troppo, ma sulla destra in mezza curva si accalca Case Trebbo.
Giù quindi per il Trebbo che cavalca il monte, verso l'Osadella
e le asperità infinite.
Ora serve il rampichino, poi non basterà
più, ma il precipizio fa tenere gomme e piedi in apprensione.
Il crinale si raggomitola e porta i bikers verso sinistra, poi si
apre un varco quando il single track pare aggredito dall'artemisia.
E si precipita ancora nei coltivi fino a scarpinare in vetta dove
un casolare si appoggia al monte.
A sinistra, esempio di nobile vetustà, Cà Vicchio siede in alto
sullo spigolo d'argilla. Meglio prendere la destra in temibile discesa,
dove lo sterrato si acciotola e serve canalette.
Si ritorna sull'asfalto di Rio di Chiè, rivisitato nel verso ascendente.
La corona può tornare nel mezzo, poi, in cima, si ritiene
la sinistra. Va evitata la Torre del marino dopo il velenoso
precipizio che si biforca e a sinistra la raggiunge con sofferta pedalata.
A destra invece si mitiga ancora la fatica, con la sassaia che muore
in asfaltata verso Vezzano. Un rettilineo scombussola la valle e fa
cenno a proseguire, prendendo il paese proprio alle spalle.