Casa di Vincenzo Monti, vita e opere.

Vincenzo Monti nasce ad Alfonsine il 19 febbraio 1754 e muore a Milano il 13 ottobre 1828, godendo di larga fama sia in Italia che all'estero. È il poeta più significativo del Neoclassicismo.

L'infanzia di Vincenzo Monti alle Alfonsine

Foto di Vincenzo Monti
Al Passetto vicino al centro di Alfonsine è collocata la casa dove nacque Vincenzo Monti, in un podere detto "l'Ortazzo", da Fedele Mario Monti ed Maria Mazzari.


Casa natale di Vincenzo Monti
Dell'Ortazzo e di quella prima casa rimase un ricordo gradevole, una specie di rimpianto della pace campestre che regnava intorno a quella casa: lo si deduce da una lettera che scrisse al fratello Cesare, in anni successivi da Roma il 1° giugno 1796, dove, raccontando degli eventi rivoluzionari che stavano coinvolgendo la città eterna, così scriveva: 

"Io mi confondo in mezzo a tanti scompigli e sospiro la solitudine di Fusignano, anzi quella dell'Ortazzo in cui sono nato"

La famiglia Monti era venuta da Bologna a Fusignano nel 1712 e vi era rimasta fino al 1739, anno in cui si trasferì a Villanova di Bagnacavallo prendendo in affitto una casa e un podere. E lì rimase fino al 1742. Nel frattempo il nonno di Monti, Giovanni aveva costruito una casa in via Passetto ad Alfonsine e lì risiedeva da qualche tempo in qualità di agente rurale (fattore) dei Marchesi Calcagnini.

Il padre di Vincenzo Monti aveva sposato Adele Mazzari a Villanova di Bagnacavallo nel 1738. Rimasero a Villanova fino al termine dell'affittanza, e poi raggiunsero tutti il nonno nella casa del Passetto, con un piccolo podere detto "l'Ortazzo" nel 1742, dove rimarranno fino al 1774.

La coppia ebbe, oltre a Vincenzo, altri sette figli tra maschi e femmine. La casa di semplice eleganza sorge ancora oggi in fondo ad un largo ripiano, e porta scritto sull’alto della modesta facciata un motto de’ Salmi : Redime me a calumniis hominum, ut custodiam mandata tua. Fidelj Monti A.D. MDCCL ancora oggi leggibile su una lapide posta sopra l’ingresso e ristrutturata nel 1964 da un circolo culturale).

Casa Monti Alfonsine
Tale scritta fu collocata dal padre a lamento di un episodio persecutorio che aveva subito da "persone invidiose", che lo mise in cattiva luce, per cui fu costretto a lasciare il ruolo di amministratore nelle tenute dei Marchesi Calcagnini. Come gia detto Monti è nato nel 1754 ad Alfonsine in Romagna, Ravenna studiò nel seminario di Faenza e poi seguì i corsi di legge e di medicina all’Università di Ferrara.

Ma i suoi interessi erano rivolti alla letteratura e nel ’75 entrò in Arcadia. Nel 1778 si stabilì a Roma e, protetto dal cardinale Scipione Borghese, ebbe l’ufficio di segretario di un nipote del Papa Pio VI, dove rimase fino al ’97. In quell’ambiente cosmopolita e classicheggiante, illustrato dallo splendido mecenatismo del Papa e da interessanti rinvenimenti archeologici, trovò un fascinoso e potente incentivo alla versatilità del proprio estro.

Questo periodo fu fecondo di opere di intonazione fondamentalmente classicheggiante, ma che rivelano in genere la comune matrice occasionale offerta dagli avvenimenti contemporanei. Scrive la Prosopopea di Pericle, ode composta in due giorni in occasione del rinvenimento a Tivoli di un busto greco in cui si vide raffigurato lo statista ateniese;


La bellezza dell'universo
seguono poi La bellezza dell’universo, Sciolti al Principe Sigismondo Chigi, Ode al signor di Montgolfier - ode scritta in occasione del primo volo in aerostato- Sulla morte di Giuda, L’Aristodemo (tragedia in cui sono evidenti i temi dell’angoscia e della profonda solitudine del tiranno), Galeotto Manfredi (altra tragedia scritta con l’intento di offrire un saggio di poesia intima e sentimentale, secondo il desiderio della moglie del Braschi nipote del Papa).

Sentì poi il bisogno di volgere la propria attività letteraria verso una nuova direzione: si concentrò sugli studi dell’antichità classica e della mitologia, in particolare di prodotti letterari dell’età alessandrina, nei quali era facile acquisire una più completa visione dei miti antichi e un più consistente apprendimento delle fonti classiche.


Foto di Vincenzo Monti
Nacque così il proposito di comporre la Musogonia, poemetto mitologico in cui confluirono, variamente intrecciati, tutti i risultati degli studi montiani sul mondo classico. Nel 1799 uscì la Bassvilliana opera incompiuta ispirata all’assassinio consumato a Roma di Ugo di Bassville, segretario della legione francese a Napoli. Il Monti fu salutato come “dante redivivo” e l’opera riscosse un notevole successo. Dagli eventi francesi il Monti cominciava a manifestare segni di mutamento e simpatia per il messaggio rivoluzionario francese. Le vittorie napoleoniche, inoltre, lo entusiasmavano a tal punto da fargli abbandonare Roma e trasferirsi a Milano, sede della nuova Repubblica Cisalpina. Il cambiamento dell’indirizzo dell’opinione pubblica trasformarono il Monti in poeta celebratore degli ideali democratici e giacobini. Nacquero così il Prometeo, le tre cantiche in terzine, Il fanatismo , La superstizione, Il pericolo.

La fuga da Milano nel maggio 1799, in seguito alla vittoria degli austro-russi, e la dimora parigina, trovarono Vincenzo Monti pronto ad accogliere il nuovo spirito dell’opinione pubblica francese rivolto ad un ordine costituito forte. Specchio di tale evoluzione furono la tragedia Caio Gracco e la Mascheroniana. Dopo la battaglia di Marengo ritornò in Italia e rivolse ancor più attenzione verso l’astro napoleonico, che dall’opinione comune era designato come depositario e diffusore in Europa delle conquiste rivoluzionarie.

Dopo una iniziale attività culturale con lezioni tenute all’Università di Pavia, in polemica contro le limitazioni linguistiche della Crusca e in tentativi di mediazione tra la cultura classica e la cultura moderna, l’animo montiano fu travolto dagli esaltanti successi dell’armata napoleonica sugli eserciti europei colonizzati. Delle numerose opere dedicate al Bonaparte sono da ricordare: Il beneficio, Il bardo della Selva Nera, La sfida di Federico II, La Palingenesi Politica. Nella qualità di poeta ufficiale del nuovo regime napoleonico il Monti si dedicò anche alla composizione di liriche, in cui riprese alcuni temi pariniani e foscoliani. Dopo la caduta di Napoleone mantenne gran parte dei suoi uffici anche presso il nuovo governo austriaco e celebrò, ma in modi sempre più stanchi, i fasti del nuovo regime.


ILIADE
Il capolavoro del Monti è senza dubbio la sua traduzione dell’Iliade. In quest’opera egli riesce a contenere nei limiti di un decoroso e sapiente lavoro stilistico le intemperanze scenografiche e dispersive, proprie della sua poesia, realizzando un tono poetico nuovo , che si concretizza in una perfetta conciliazione tra il neoclassicismo winckelmaniano e il sentimentalismo patetico del gusto corrente, servito a meraviglia da appropriati strumenti espressivi.

L’ultimo periodo di vita di Vincenzo Monti fu caratterizzato da una attività letteraria stanca e occasionale, non condizionata, comunque, da un proposito civile. Dopo la caduta del Regno Italico, in seguito all’oscuramento di Napoleone, la sua poesia si sforzò naturalmente di ossequiare i nuovi dominatori austriaci. Bisogna tuttavia guardarsi dal giudicare tale aspetto dell’indirizzo culturale del Monti come un segno illuminante di una conversione politica: basterebbero a metterci in sospetto il rifiuto del poeta all’invito di dirigere il periodico austriacante la Biblioteca Italiana, la solidarietà con il Giordani e la simpatia per gli uomini del Conciliatore.

I suoi interessi sono ora soprattutto filologici e linguistici e i suoi meriti sono ampiamente dimostrati, in questo campo, dalla polemica anticruscante e antimunicipalistica a favore della creazione di un linguaggio nazionale.

Costretto alla quasi immobilità da una forma di emiplegia, nella villa dell’amico Luigi Aureggi, in Brianza, e amareggiato da ristrettezze economiche, da lutti familiari e da calunnie di malevoli, il poeta sentiva il costante affievolirsi dell’entusiasmo intorno al suo nome.

Presagendo la prossima fine, volle lasciare alla sua donna e ai posteri un messaggio poetico ed umano, che alle ragioni della galanteria associasse la coscienza di una vita onesta e di un sincero sentire con la sua celebre canzone Pel giorno onomastico della mia donna. In questo clima sentimentale e meditativo sono da collocare le liriche composte nel 1822.

Nella polemica classico romantica rimase fedele al classicismo e, quando sembrò che la mitologia dovesse essere bandita definitivamente dalla letteratura scrisse il Sermone sulla mitologia, che si può considerare il suo testamento letterario, nel quale difendeva la mitologia contro la condanna decretata dal Romanticismo e rifiutava l'arido vero proposto dai romantici. La casa natale di Vincenzo Monti è visitabile ad Alfonsine (RA).