Le principali attrattive storiche
La Villa romana :
Scoperta per caso nel 1938,
è certamente uno dei ritrovamenti romani più importanti
del Nord Italia. Il grande interesse della Villa è dato dalla
completezza della costruzione agricolo-industriale con
abitazione del dominus a due piani e mosaici pavimentali
di notevole bellezza.
La villa nasce nel periodo augusteo (I secolo a.C.) per raccogliere e trasformare i prodotti dell'entroterra ravennate, per alimentare la stessa città ed il porto di Classe, a quel tempo in grande espansione per volere di Augusto. I lauti guadagni permettono al dominus ampliamenti ed abbellimenti che raggiungono il massimo fulgore fra I e il III secolo d.C.. I mosaici sono in bianco e nero con eleganti motivi e tutti diversi l'uno dall'altro, mentre gli intonaci delle pareti sono affrescati con figure di animali e festoni di fiori a colori vivaci.
Oltre all'abitazione, degni di nota sono una grande sala di rappresentanza, camere e servizi per gli ospiti, la residenza del procuratore ed il reparto industriale con fornace, officina, falegnameria, sale di lavorazione dei prodotti, cucine ed impianto i drico con vasche e fontane di abbellimento. Da poco è stata scoperta una grande centrale termica che serviva tutto il complesso ed in particolare le Terme,
dove si potevano fare i bagni caldi e freddi a piacimento. Con la decadenza del porto di Classe comincia anche quella della Villa che, verso la metà del IV secolo, viene lentamente abbandonata. Attualmente il complesso della Villa romana è di proprietà dello Stato. Alcuni reperti archeologia rinvenuti sono esposti al museo nazionale di Ravenna, altri sono visionabili nell'aula didattica allestita in loco.
La villa nasce nel periodo augusteo (I secolo a.C.) per raccogliere e trasformare i prodotti dell'entroterra ravennate, per alimentare la stessa città ed il porto di Classe, a quel tempo in grande espansione per volere di Augusto. I lauti guadagni permettono al dominus ampliamenti ed abbellimenti che raggiungono il massimo fulgore fra I e il III secolo d.C.. I mosaici sono in bianco e nero con eleganti motivi e tutti diversi l'uno dall'altro, mentre gli intonaci delle pareti sono affrescati con figure di animali e festoni di fiori a colori vivaci.
Oltre all'abitazione, degni di nota sono una grande sala di rappresentanza, camere e servizi per gli ospiti, la residenza del procuratore ed il reparto industriale con fornace, officina, falegnameria, sale di lavorazione dei prodotti, cucine ed impianto i drico con vasche e fontane di abbellimento. Da poco è stata scoperta una grande centrale termica che serviva tutto il complesso ed in particolare le Terme,
dove si potevano fare i bagni caldi e freddi a piacimento. Con la decadenza del porto di Classe comincia anche quella della Villa che, verso la metà del IV secolo, viene lentamente abbandonata. Attualmente il complesso della Villa romana è di proprietà dello Stato. Alcuni reperti archeologia rinvenuti sono esposti al museo nazionale di Ravenna, altri sono visionabili nell'aula didattica allestita in loco.
Palazzo San Giacomo -
Sorge a 2 Km. da Russi, presso l'argine destro del fiume Lamone
ed è attualmente di proprietà comunale. Probabilmente la villa sorse
sul vecchio palazzo dei Raffanara.
L'edificio fu costruito fra il 1664 e il 1674 come luogo di
villeggiatura estiva, dai conti Rasponi
(una delle famiglie più nobili e potenti della Romagna),
a cui appartenne per secoli. Le sale del palazzo avevano ed in
parte ancora conservano soffitti dipinti dall'agostiniano di Ravenna,
Cesare Pronti. Nell'Ottocento San Giacomo si trasformò in ritrovo
di patrioti e sede di cospirazioni. Oggi è visitabile e aperta al culto
la sola cappella, dedicata a San Giacomo, che risale al 1774 ed è
opera documentata dell'architetto Cosimo Morelli.
Chiesa Arcipretale - È dedicata a Sant'Apollinare.
La sua costruzione su un progetto dell'architetto G.B. Campidori di Faenza, fu iniziata nel 1785 e terminata nel 1788,
grazie all'opera dell'arciprete Stefano Cattani.
È ricca di statue, opera dei celebri plasticatori faentini Ballanti e Graziani. L'altare maggiore, di fine fattura con marmi pregiati, proviene dalla soppressa chiesa delle monache del Corpus Domini di Ravenna.
È ricca di statue, opera dei celebri plasticatori faentini Ballanti e Graziani. L'altare maggiore, di fine fattura con marmi pregiati, proviene dalla soppressa chiesa delle monache del Corpus Domini di Ravenna.
Chiesa dell'Addolorata -
detta anche dei Servi, perché appartenente all'Ordine dei Servi
di Maria. È una bella e misurata costruzione settecentesca iniziata
nel 1756, ma ultimata molto più tardi. E primo disegno è attribuito
ad Antonio Farini, ma in un secondo tempo deve essere stato
rielaborato dal faentino Gioacchino Tomba, quando nel 1776
si assunse l'onere di portare a termine l'opera.
È decorata a stucchi belli e leggeri, particolarmente eleganti
quelli della cantoria.
Pieve di San Pancrazio -
La tradizione vuole che la Pieve fosse fatta edificare da
Galla Placidia nell'anno 43 d.C., ma l'unico documento
che accenna alla sua esistenza è del 963 d.C..
Da diversi studi si fa risalire infatti la sua costruzione all'VIII-IX secolo. Fino al 1944 era ben conservata, ma le azioni belliche ne distrussero purtroppo una parte, abside compresa. È la pieve più antica della zona, conta tre navate con pilastri rostrati dalla base fino al tetto: pur essendo per metà rifatta, costituisce un'importante testimonianza di antica architettura religiosa.
Da diversi studi si fa risalire infatti la sua costruzione all'VIII-IX secolo. Fino al 1944 era ben conservata, ma le azioni belliche ne distrussero purtroppo una parte, abside compresa. È la pieve più antica della zona, conta tre navate con pilastri rostrati dalla base fino al tetto: pur essendo per metà rifatta, costituisce un'importante testimonianza di antica architettura religiosa.
Pieve di S. Stefano in Tegurio a Godo -
La denominazione S. Stefano in Tegurio è probabilmente da riferirsi
all'antico corso del fiume Tegurio (Montone),
che scorreva non lontano dal luogo in cui era stata eretta la chiesa. Il primo documento della sua esistenza risale al 963. Ripristinata, dopo i danni arrecati dagli eventi bellici dell'ultima guerra, è rimasta molto simile all'edificio originario, soprattutto nella navata centrale, con pilastri rostrati e colonne di pietra con antichi capitelli.
che scorreva non lontano dal luogo in cui era stata eretta la chiesa. Il primo documento della sua esistenza risale al 963. Ripristinata, dopo i danni arrecati dagli eventi bellici dell'ultima guerra, è rimasta molto simile all'edificio originario, soprattutto nella navata centrale, con pilastri rostrati e colonne di pietra con antichi capitelli.
Museo dell'arredo contemporaneo -
Nella San Vitale, la strada che collega Russi a Ravenna,
è sorto dal 1988 A "Museo dell'arredo contemporaneo".
Artefice di tale iniziativa è Raffaello Biagetti, pittore,
artigiano e titolare di un negozio di arredamento. Questo museo, unico in Italia, raccoglie brani della storia dell'arredo dal 1880 al 1980. I trecento pezzi fra mobili e lampade esposti, sono raggruppati in una serie di tappe: vere e proprie stazioni che sottolineano alcuni momenti significativi della storia del disegno, della grafica, della moda, dell'architettura e delle arti applicate.
Artefice di tale iniziativa è Raffaello Biagetti, pittore,
artigiano e titolare di un negozio di arredamento. Questo museo, unico in Italia, raccoglie brani della storia dell'arredo dal 1880 al 1980. I trecento pezzi fra mobili e lampade esposti, sono raggruppati in una serie di tappe: vere e proprie stazioni che sottolineano alcuni momenti significativi della storia del disegno, della grafica, della moda, dell'architettura e delle arti applicate.
La storia di Russi
Le tracce di una grande villa padronale e di una agricoltura
avanzata: poi le nebbie di più di mille anni che,
quando cominciano a diradare, rivelano i connotati di un territorio
afflitto da dissesto idraulico e non di meno
duramente conteso da città vicine.
Fin dall'alto Medioevo, infatti, la zona dove si inserirà il
"castrum" di Russi fu contesa da faentini e ravennati,
i quali avevano costruito in questo territorio i castelli di
Raffanara e di Cortina, per difendersi dalle aggressioni
degli avversari faentini.
Nel 1234, durante le frequenti lotte fra le due "città",
i faentini abbatterono le due roccaforti lasciando i
ravennati senza difesa. In questo territorio sorse un
centro e fu necessariamente un castello,
cioè un centro fortificato.
Russi nacque così nel 1371 per volere di Guido Da Polenta
(sesto dei "Signori" della casata ravennate),
che visse nel castello fino al 1377.
Alterne furono le successioni fra le casate
Polentane e quelle dei faentini Manfredi,
per il controllo dello strategico "castrum" russiano.
I primi tre decenni del XVI secolo furono comunque terribili.
Il castello subì infatti diversi assedi: prima da parte delle truppe
del Borgia, poi dalle forze della Lega di Cambrai, infine il
tremendo eccidio del 3-4 aprile del 1512 da parte di
Gastone di Foix. Ad accrescere le sventure, nel 1527
passarono per il territorio russiano le truppe di Carlo di Borbone
dirette a Roma, forze che occuparono il castello
saccheggiandolo, uccidendo e rubando.
Dopo varie vicende, Russi nel 1568 ritornò sotto la giurisdizione
di Faenza, ma riuscì ad ottenere magistrature proprie ed autonomia
amministrativa. Da allora la cittadina seguì le vicende dello
Stato Pontificio, del quale faceva parte e sotto
il quale rimase fino al 1859, quando la Legazione di Ravenna
si sottrasse alla sua dominazione.
Entrano sulla scena russiana i Farini e i Baccarini, che danno
alto prestigio al paese e alla nazione in campo politico e sociale,
i Babini ed altri in quello economico-industriale, provocando
un radicale cambiamento nella vita economica del paese e
imponendosi in campo internazionale. Russi fu poi, con in
testa Domenico Antonio Farini, la fucina di un importante centro
di azione per gli sviluppi del
Risorgimento.
Nella rivoluzione del 1831 Russi fu infatti il primo
paese di Romagna ad insorgere, ma a fare le maggiori spese
di tale insurrezione fu, il 31 dicembre del 1834, lo stesso Farini,
che in un'imboscata venne colpito a morte. Da quell'anno al 1870,
ben 367 furono le presenze di russiani in moti e guerre per l'
indipendenza di Italia. L'eredità morale e politica di Domenico
Antonio Farini, proseguirà comunque con il nipote Luigi Carlo che
diventerà più tardi Dittatore dell'Emilia e Presidente del Consiglio.
Sempre su quelle orme si muoveranno poi il ministro
Alfredo Baccarini e Domenico Farini, figlio di Luigi Carlo,
Presidente della Camera e del Senato.
Dopo l'unità d'Italia si insediò nel paese un Consiglio comunale
con spiccate tendenze laiche; in questo nuovo contesto Russi,
da centro prevalentemente agricolo,
iniziò i primi passi verso l'industria e il commercio
(già fiorente in seno alla cittadina dal XVI secolo).
Nel 1878 a Russi venne concesso, con decreto reale,
il titolo di città. Fra gli altri russiani illustri sono da ricordare
Silvio Gordini pittore, insegnante e direttore per 34 anni
dell'Accademia delle belle arti di Bologna; l'architetto
Arnaldo Foschini, presidente dell'Accademia di
San Luca e lo storico Delio Cantimori, accademico dei Lincei.
Dove si trova Russi in Romagna ?
Altezza sul mare: m 12
Distanza da Ravenna: km 16
Frazioni di Russi:
Godo, San Pancrazio.