l registro anagrafico nazionale è stato istituito per attivare iniziative finalizzate alla conservazione e alla valorizzazione di un gruppo di razze e popolazioni locali che appartengono alla specie equina ed asinina. Vi è, però, un altro argomento preso in considerazione dal registro: la tutela della biodiversità per il sostegno delle economie di nicchia e delle zone svantaggiate. In quest’ottica, l’inserimento dell’asino Romagnolo offre la possibilità di ripresa di una razza asinina altrimenti destinata all’abbandono.
Il registro, controllato dall’Associazione italiana allevatori (Aia), è regolamentato da un apposito disciplinare, approvato dal ministero delle Politiche agricole e forestali, con le norme tecniche che definiscono gli standard delle razze interessate e regolamentano l'iscrizione dei soggetti. Attualmente gli asini iscritti al registro anagrafico sono 2.778 (dati Aia, aggiornati al 31 dicembre 2005), mentre la consistenza numerica della popolazione
asinina a livello nazionale è di 28.932 esemplari (fonte Istat 2004). Le specie più diffuse sono l’asino Ragusano, di Martina Franca e Amiatino. Tra le più rare, invece, troviamo l’asino di Pantelleria, dell’Asinara, ed il nostro asino Romagnolo per la Romagna.
L'Asino romagnolo ha delle caratteristiche molto versatili
Il momento storico attuale, caratterizzato dall’accrescersi delle insicurezze, dalla velocità di comunicazione e dalla scarsità di tempo libero, ha di fatto favorito i modelli, condivisi da molti, del ritorno alla natura ed ai suoi lenti ritmi, al piacere di vivere in modo sano ed in armonia con il paesaggio circostante, al gusto delle cose semplici frutto di secoli di cultura e tradizioni, e ha infuso la riscoperta di antiche pratiche, tra le quali l’allevamento dell’asino. L’asino (Equus asinus), è un equide di origini africane di medie dimensioni, che presenta come caratteristiche comuni delle orecchie molto lunghe ed una grossa testa.
Un tempo era considerato un importante mezzo di trasporto e lavoro, ed era molto utilizzato anche in agricoltura. Dal 1950 ad oggi, a causa dello sviluppo economico delle aree rurali e della meccanizzazione dell’agricoltura, almeno quattro razze italiane sono scomparse. Fortunatamente negli ultimi anni le cose stanno cambiando, con la riscoperta delle innate doti di frugalità e rusticità di quest’animale che, sopratutto nelle aziende agrituristiche, sostituisce il cavallo per passeggiate sicure e rilassanti. Ecco quindi la valorizzazione del trekking e delle escursioni, che questi animali rendono particolarmente adatte a bambini ed anziani, ma anche studi che dimostrano gli effetti ti benefici della vicinanza a questo animale dei più piccoli, dei diversamente abili e delle persone che soffrono di problemi di socializzazione (la cosiddetta onoterapia).
Per quanto riguarda il versante gastronomico, non va dimenticato che la carne dell'asino romagnolo è buona ed è utilizzata nella confezione di insaccati e che il latte d'asina è il più vicino, per caratteristiche nutrizionali, al latte materno umano, quindi particolarmente indicato per i neonati con problemi di intolleranza verso quello artificiale; grazie all’abbondante quantità di lattosio, inoltre, è un alimento consigliabile per la prevenzione dell’osteoporosi negli anziani. Infine, l’asino è impiegato anche per la pulizia dei boschi: prerogativa fondamentale per la tutela delle zone montane marginali difficilmente utilizzabili ai fini agricoli, ma ugualmente importanti per l’equilibrio dell’ecosistema. I costi per il suo mantenimento sono, inoltre, contenuti: per allevare l'asino romagnolo è sufficiente avere la disponibilità di un adeguato ricovero e di un pascolo di almeno trecento metri quadrati per capo.
robusto e instancabile, adatto al turismo equestre
L'asino Romagnolo è un animale robusto, dal carattere vivace, volenteroso e affidabile. Potente nel traino e tiro leggero, ha tra le sue doti la capacità di mantenere il trotto per lunghe distanze e questo lo rende particolarmente adatto al turismo equestre e all'onoterapia. L’altezza al garrese varia dai 135 a 155 centimetri per i maschi e dai 130 a 145 centimetri per le femmine. Il mantello è costituito da peli corti e lisci, prevalentemente di colore sorcino, ma esistono anche capi baio, baio scuro, morello e sauro. Il mantello sorcino presenta una riga mulina con croce scapolare lunga e ben marcata; gli arti anteriori hanno una zebratura caratteristica, che in quelli posteriori è meno evidente o assente. La testa è leggera con profilo tendenzialmente rettilineo, ben portata ed espressiva, con fronte larga e narici piccole.
Le orecchie si presentano diritte, frangiate e di moderata lunghezza, con pelame bianco, all’interno barrate di pelo scuro e all’esterno con orlatura, anch’essa scura. Il musello è bianco con estremità scura, gli occhi sono grandi, con arcate orbitali prominenti. L’addome è bianco, con linea ventrale di peli scuri dalla punta dello sterno ai genitali. Le facce interne degli arti, fino a due terzi della coscia e dell’avambraccio, sono bianche, mentre stinco, nodello e pastorale sono rivestiti di peli scuri. La criniera è composta di peli chiari e scuri mescolati. La coda presenta peli scuri nella parte interna del fusto e del fiocco, mammelle e scroto scuri. Piede con unghia scura.
Perchè lo spopolamento dell'Asino romagnolo
Lo spopolamento di intere zone della nostra regione è un dato di fatto. Tra le principali cause ci sono l’abbandono delle campagne, l’età avanzata degli operatori agricoli ed il mancato rinnovo generazionale nella gestione delle imprese, favorito anche dalla perdita di sicurezze di reddito. L’agricoltura dell’Emilia-Romagna, per garantirsi un futuro competitivo, dovrà privarsi un po’ della naturale vocazione produttiva, differenziandosi e puntando anche verso la fornitura di servizi; in altre parole dovrà essere trampolino di lancio di nuovi modelli economico gestionali, che rimandano, attualizzati ai nostri giorni, alla trasmissione culturale di antichi valori risorti.
A tal proposito, con una battuta si potrebbe affermare che proprio “qui casca l’asino”: poiché in questa moderna visione di imprenditorialità agricola il nostro asino Romagnolo ben si colloca per le sue prerogative e, trattandosi di un animale rustico, il suo allevamento non richiede un’eccessiva specializzazione. Con la notifica nel “Registro anagrafico delle razze e popolazioni equine riconducibili a gruppi etnici locali”, l’asino Romagnolo ottiene il legittimo riconoscimento, che certifica la rivalutazione della razza. Questa identificazione offre una chance in più per lo sviluppo. Sta a noi utilizzare l’input nel migliore dei modi.
Elementi distintivi dell' Asino romagnolo
Questa razza asinina autoctona, secondo fonti storiche (bollettino di informazione agraria di Marchi e Mascheroni, 1925) deriverebbe, come la maggior parte delle popolazioni asinine italiane, dall’asino Pugliese. Un’altra fonte è l’elenco generale dei cavalli e asini stalloni del Regio deposito stalloni di Reggio Emilia del 1941, che iscrive alla monta per le regioni Emilia- Romagna e Marche quarantasei stalloni di razza asinina romagnola. Come per le altre popolazioni asinine, la progressiva meccanizzazione agricola, lo spopolamento delle zone rurali di montagna e collina e la riduzione della richiesta di muli, hanno determinato dal secondo dopoguerra, con una forte accentuazione negli anni '70, il progressivo declino della razza, diventata a rischio d’estinzione. Attualmente, il centro dell’allevamento della razza è la provincia di Forlì e Cesena, ma esistono nuclei anche a Bologna, Ravenna e Reggio Emilia, con una consistenza di circa centocinquanta capi allevati a livello regionale.
L’iter burocratico per l’inserimento dell’asino Romagnolo nel registro anagrafico nazionale è stato alquanto lungo e complesso. Inizialmente le ricerche storiografiche hanno evidenziato l’impronta lasciata dalla razza; le successive analisi scientifiche, ed in particolare lo studio sulla tipizzazione ematica da parte della Facoltà di veterinaria dell’Università di Milano, hanno poi provato l’identificazione di caratteri genetici mai riscontrati in nessun’altra razza asinina. La chiave di volta, però, è stato il “Progetto asino romagnolo” finanziato con contributi della Regione Emilia-Romagna, condotto dal Laboratorio di genetica e servizi (Lgs) di Cremona su un campione rappresentativo della popolazione esistente (76 soggetti, di cui 61 femmine e 15 maschi). La ricerca si è basata sull’identificazione degli animali (il materiale biologico oggetto dello studio sono stati i crini), sulla diagnosi di parentela mediante l’utilizzo di 11 marcatori di Dna, sullo studio filogenetico (esame di 100 campioni, di cui 46 di asino Romagnolo, 19 di Ragusano, 35 di Martina Franca) e delle distanze genetiche con altre razze asinine,mediante ulteriori sei marcatori già in uso nella specie equina. Quest’ultimo studio ha provato che le popolazioni italiane sono molto vicine tra loro ed hanno subito reciproche influenze.
I risultati ottenuti dimostrano che la popolazione dell’asino Romagnolo conserva ancora, nonostante la significativa riduzione numerica, un discreto livello di variabilità genetica, sia per i valori di eterozigosità, che per numero di alle li, presentando tuttavia bassi valori di consanguineità.
Questa razza autoctona romagnola è stata sottoposta, nel corso degli ultimi decenni, ad incroci con animali appartenenti ad altre popolazioni. Ciò ha fatto diminuire, in parte, le caratteristiche esistenti di unicità che possono definire tale una razza. Tuttavia
in questa fase - grazie anche all’iscrizione al registro anagrafico nazionale - è ancora possibile ed auspicabile recuperare tali caratteristiche, costituendo dei nuclei di selezione
mirati con esemplari che, in base ai test statistici di popolazione, possano raggruppare, secondo la popolazione d’origine, le caratteristiche peculiari della razza locale.
Questa è la condizione attuale che, attraverso un'attenta cura nell'organizzazione
della selezione, potrà garantire l'esistenza dell'asino Romagnolo e favorirne l'incremento numerico. Si dovranno anche evitare gli errori, commessi nel passato, che hanno condotto la razza sulla via dell’estinzione, come gli incroci con soggetti dalle peculiarità dubbie. I contributi concessi attraverso i “programmi zootecnici” promossi dalla legge regionale numero 11/80 - che nel corso degli anni ha portato alle prima ricognizione anagrafica della razza ed alla costituzione di un registro regionale - garantiscono agli allevatori, anche per il futuro, un valido supporto per la protezione e la crescita dell’asino Romagnolo.
Si ringrazia:
Rivista Agricolturura articolo di Gerardo Salza