All'archeologo, professionista o dilettante,
farà piacere apprendere che i suoi piedi stanno
probabilmente calpestando un tesoro.
Da queste parti sono stati ritrovati manufatti dell'età del bronzo, sepolcreti villanoviani (a Orsara) oltre ad altri preziosi reperti dell'età felsinea e gallica, così secondo i consigli di Fabio e Filippo Raffaelli («Passeggiate bolognesi», ed. Newton Compton). Se nulla resta purtroppo del castello medioevale, che doveva essere di forma quadrata e probabilmente situato tra rio Chiusura a ponente e il rio Colombarina a levante, l'occhio potrà comunque ammirare la graziosa torre dell'orologio e il palazzo comunale con la statua dell'Immacolata.
La chiesa della Madonna della Consolazione custodisce la venerata immagine della Madonna col Bambino, del XIII secolo, in stile molto vicino a quello bizantino (presso la cappella maggiore è notevole un Cristo che consegna le chiavi a San Pietro, molto influenzato dalle maniere dei Carracci). Parlare di Fontanelice è parlare di Mengoni. Ovunque ci sono tracce del celebre architetto. Un museo che porta il suo nome, un busto in bronzo di fronte alle scuole comunali. Persino nelle chiacchiere da bar, a oltre cento anni di distanza, il grande Giuseppe continua a far parlare di sé.
Nato nel 1829, Mengoni si laurea in ingegneria a Bologna. un ragazzo preparato, intraprendente. Gli affidano i lavori di porta Saragozza, del palazzo della Cassa di Risparmio, elabora progetti per il palazzo municipale di Malalbergo. Si occupa persino della facciata di San Petronio. Si sposta con rapidità da una città all'altra come se già vivesse in pieno XX secolo. Piacenza, Rimini, Roma, Firenze: accoppia per la prima volta il ferro con il vetro. Binomio che sposerà tempo dopo a Milano nel grandioso progetto della Galleria Vittorio Emanuele. Ed è proprio durante i lavori che, un pomeriggio del 1877, precipita da un'impalcatura. Nessuno riesce a ricostruire con esattezza la dinamica dell'incidente. «Fatalità o delitto?», continuano a domandarsi i vecchi di Fontanelice. «Inciampò? o fu qualcuno, per invidia, a spostare un asse?».
Da queste parti sono stati ritrovati manufatti dell'età del bronzo, sepolcreti villanoviani (a Orsara) oltre ad altri preziosi reperti dell'età felsinea e gallica, così secondo i consigli di Fabio e Filippo Raffaelli («Passeggiate bolognesi», ed. Newton Compton). Se nulla resta purtroppo del castello medioevale, che doveva essere di forma quadrata e probabilmente situato tra rio Chiusura a ponente e il rio Colombarina a levante, l'occhio potrà comunque ammirare la graziosa torre dell'orologio e il palazzo comunale con la statua dell'Immacolata.
La chiesa della Madonna della Consolazione custodisce la venerata immagine della Madonna col Bambino, del XIII secolo, in stile molto vicino a quello bizantino (presso la cappella maggiore è notevole un Cristo che consegna le chiavi a San Pietro, molto influenzato dalle maniere dei Carracci). Parlare di Fontanelice è parlare di Mengoni. Ovunque ci sono tracce del celebre architetto. Un museo che porta il suo nome, un busto in bronzo di fronte alle scuole comunali. Persino nelle chiacchiere da bar, a oltre cento anni di distanza, il grande Giuseppe continua a far parlare di sé.
Nato nel 1829, Mengoni si laurea in ingegneria a Bologna. un ragazzo preparato, intraprendente. Gli affidano i lavori di porta Saragozza, del palazzo della Cassa di Risparmio, elabora progetti per il palazzo municipale di Malalbergo. Si occupa persino della facciata di San Petronio. Si sposta con rapidità da una città all'altra come se già vivesse in pieno XX secolo. Piacenza, Rimini, Roma, Firenze: accoppia per la prima volta il ferro con il vetro. Binomio che sposerà tempo dopo a Milano nel grandioso progetto della Galleria Vittorio Emanuele. Ed è proprio durante i lavori che, un pomeriggio del 1877, precipita da un'impalcatura. Nessuno riesce a ricostruire con esattezza la dinamica dell'incidente. «Fatalità o delitto?», continuano a domandarsi i vecchi di Fontanelice. «Inciampò? o fu qualcuno, per invidia, a spostare un asse?».
Fontanelice
Da che cosa deriva il nome Fontanelice?
Molti testi lo riconducono alla presenza
nel territorio di ricche fonti d'acqua minerale,
ma viene citata anche la suggestiva ipotesi
secondo la quale l'antico nome Font Illics
avrebbe avuto origine perché
«presso alla terra copioso fonte
esisteva da un bellissimo alce ricoperto».
Anche Fontanelice durante il Medioevo
subì svariate dominazioni: uno dei periodi
più positivi coincise con il passaggio del feudo
dalla Chiesa ai conti Borromeo,
che governarono in modo illuminato.
Ma fu solo un intermezzo: Carlo Borromeo lasciò tutto per dedicarsi alla vita religiosa e il fratello cedette Fontanelice ai duchi di Altemps, a cui seguì la casata del marchese Amatore Spada. Le storie locali riportano delle due gravi calamità naturali che il paese patì tra il XVII e il XVIII secolo, con un terremoto che portò distruzioni ovunque e una frana che creò nuovi ingenti danni pochi anni dopo. Occupata dai francesi, Fontanelice passò poi alle legazioni pontificie per entrare infine nel regno d'Italia.
Ma fu solo un intermezzo: Carlo Borromeo lasciò tutto per dedicarsi alla vita religiosa e il fratello cedette Fontanelice ai duchi di Altemps, a cui seguì la casata del marchese Amatore Spada. Le storie locali riportano delle due gravi calamità naturali che il paese patì tra il XVII e il XVIII secolo, con un terremoto che portò distruzioni ovunque e una frana che creò nuovi ingenti danni pochi anni dopo. Occupata dai francesi, Fontanelice passò poi alle legazioni pontificie per entrare infine nel regno d'Italia.
Da visitare è anche il Parco Fluviale delle Valli del Santerno
Dove si trova Fontanelice ?
Altezza sul mare: m 165
Distanza da Imola: km 18,5
Frazioni: Villa San Giovanni.
Provincia di Bologna