Il primo turismo balneare nasce a Marina di Ravenna
nel 1870-72, quando una "Società Balnearia"
tentò di farne una spiaggia dei Ravennati, accordandosi
con un "Parone" di barche che si impegnava di effettuare
un servizio regolare fra la città e il suo mare.
La spiaggia allora costituiva solo meta per allegre
scampagnate e grandi mangiate di pesce,
ricordiamo alcuni Sonetti Romagnoli di Olindo Guerrini.
L'enorme sviluppo che hanno avuto nel nostro secolo
e sopratutto negli ultimi trent'anni queste località balneari, e le nuove che sono sorte fra le foci del Pò e il promontorio di Focara, oggi rivestono una fascia
insediativa quasi continuata. Il consumismo, la moda, e sopratutto la speculazione
urbanistica, ne hanno fatto dei luoghi dove oggi
non riguarda più la cultura popolare romagnola.
Anche dove la cucina romagnola, il costume
o il ballo liscio richiamano nei nomi le tradizioni locali
della Romagna, si tratta a volte di equivoche
contraffazioni.
Nella striscia di spiaggia, più o meno larga,
s'accalcano d'estate tutte le attrezzature balneari:
cabine a schiera, a file parallele, capanne, capanni,
dancing, sale da ballo, barche, ombrelloni,
sedie a sdraio e, nello stesso spazio che rimane,
bagnanti, molti di più di quanti ragionevolmente è possibile prevederne, bagnanti di tutta Europa,
stipati in maniera spesso inverosimile. In Romagna siamo ormai lontani dai tempi
pionieristici della balneazione quando per le
rare persone che sostavano nella spiaggia
bastavano poche cabine di legno, poste qua
e la senza alcun ordine e qualche tenda variopinta
alzata su di un bastone piantato alla meglio
nella sabbia delle nostre spiagge romagnole.