La Tomba di Dante Alighieri si trova a Ravenna vicino alla Basilica di San Francesco.
Nel fondo di Via Dante sorge la Tomba del Sommo Poeta, morto in Romagna a Ravenna la notte fra il 13 ed il 14 settembre del 1321.
La piccola costruzione, in stile neoclassico, fu eretta nel 1780 dall'architetto Camillo Morigia per volere del Cardinale Legato Luigi Valenti Gonzaga, il cui stemma sormonta la porta d'ingresso.
Sulla parete di fondo dell'interno, tutto rivestito di marmi, c'è l'arca sepolcrale che racchiude le ossa di Dante Alighieri, sulla cui fronte è inciso l'epitaffio latino dettato da Bernardo Canaccio nel 1327. Al di sopra dell'urna spiccca un bassorilievo scolpito nel 1483 da Pietro Lombardi, raffigurante Dante, in pensoso raccoglimento, presso un leggio.
Ai piedi dell'arca fu deposta nel 1921 una ghirlanda in bronzo ed in argento, donata dall'esercito vittorioso della guerra 1915-18. Dal sommo della volta del tempietto pende una lampada votiva, che è alimentata dall'olio dei colli toscani, offerto ogni anno, in occasione dell'anniversario della morte del Poeta, dal Comune di Firenze.
Verso la fine del sec. XV, Bernardo Bembo, podestà veneto di Ravenna, spostò il sepolcro di Dante sul lato ovest di uno di quei due tranquilli, sereni chiostri dell'ex Convento di San Francesco,
dall'interno del quale i Francescani, fatta una breccia nel muro, sottrassero nel 1519 le ossa del Poeta, per evitare che i Fiorentini, in seguito all'autorizzazione avuta da Papa Leone X Medici, le trasferissero nella loro città. Gelosamente custodite e fatte ogni tanto oggetto di ricognizione, queste ossa stettero nascoste nel monastero dei Frati Francescani ed infine nell'area dell'attiguo giardino, sempre verdeggiante di piante d'alloro, accanto al quadrarco di Braccioforte, dove furono ritrovate nel 1865. Sotto la volta del quadrarco, già antico oratorio, si conservano due sarcofagi marmorei antichi.
La tomba vera e propria, tutta rivestita di marmi e stucchi, consiste in un sarcofago di età romana con sopra scolpito in latino l'epitaffio in versi dettato da Bernardo Canaccio nel 1366):
"Iura monarchiae superos Phlegetonta lacusque
lustrando cecini volverunt fata quousque
sed quia pars cessit melioribus hospita castris
actoremque suum petiit felicior astris
hic claudor Dantes patriis extorris ab oris
quem genuit parvi Florentia mater amoris"